Abstract
Non esiste, in Occidente, un sapere classico che abbia per oggetto la voce. Non che le arti degli antichi ne ignorino il nome, o l’idea. Psicologia, logica, musica, retorica, grammatica: ognuna di queste discipline incontra la voce. Ognuna la nomina, senza esitazione, formula proposizioni che la riguardano, ritornandovi persino spesso. Nondimeno nessuna ne costituisce, propriamente parlando, un sapere; ancor più, nessuna potrebbe esserne il sapere. E ciò per una ragione di principio. La caratteristica peculiare della voce, nelle arti antiche, è di nominare un ambito. Cos’è la voce, se deve esservi in essa qualcosa? Cos’è questo luogo, in cui si mostrano gli elementi di cui le arti si pretendono i saperi? Al di là o al di qua delle sue partizioni, appare la voce sola? Possiede forse anch’essa un suono?