Abstract
L’articolo si occupa delle interpretazioni che P.P. Pasolini e A. Badiou hanno fornito della figura di Paolo di Tarso. In libri che non potrebbero essere più diversi – uno tratto nel 1977 dalla sceneggiatura che Pasolini anni prima aveva scritto per un film su Paolo, l’altro una vera e propria monografia filosofica uscita in Francia vent’anni dopo – i due intellettuali leggono gli scritti e il ruolo storico dell‟apostolo in modo solo apparentemente analogo. Dichiaratosi debitore del modo in cui Pasolini, calandone la predicazione nel nostro tempo e facendola entrare in contatto con la sua visione apocalittica del mondo, attualizza Paolo, Badiou, in realtà, fornisce una lettura dell'”apostolo degli stranieri” assai diversa, quasi speculare a quella di Pasolini sul piano teologico-politico.