CRITICA AL DOVER ESSERE E RUOLO DELLA DETERMINATEZZA. Un percorso nella Scienza della logica di Hegel

1/2006, [:it]febbraio[:en]February[:] ISBN: 88-901301-0-5pp. 187 - 197

Abstract

Hegel è spesso citato come il filosofo dell’assoluto che annulla il finito, del pensiero che svaluta la realtà, come colui che si colloca al vertice del pensiero occidentale (o della metafisica occidentale) e come tale ne presenta tutte le unilateralità e una sorta di «violenza» verso ciò che non è ad esso commisurabile. Senza entrare nei dettagli della polemica, con questo lavoro si cercherà di evidenziare non solo la presenza, ma anche l’importanza nell’assoluto hegeliano di istanze quali il finito, l’individuo, la differenza. Tornare su questi temi ci sembra importante per due ragioni principali. 1) Evidenziare come l’assolutizzazione dell’individuo preso nel suo isolamento (dunque astrattamente) e ritenuto principio di spiegazione, sia un prodotto culturale legato ad una determinata situazione storica, che può essere messo in discussione, anche mostrando che finisce per tradire le sue stesse premesse «libertarie». Il fatto che questa critica si trovi nell’opera di Hegel, può a sua volta far riflettere sul ruolo da assegnare al suo pensiero rispetto al mondo contemporaneo e sulle facili etichette, che troppo spesso sono state sovrapposte alla sua filosofia. 2) Vorremmo inoltre proporre una lettura di questi argomenti in chiave di rapporto alla differenza, che potrebbe risultare interessante anche ai fini di una riflessione sulle questioni interculturali. Nel tracciare un percorso, comunque necessariamente limitato rispetto alla vastità dell’opera e dell’argomento, si seguirà il più possibile l’argomentare dello stesso Hegel, poiché nel modo stesso di argomentare (e nell’idea di «sistema») si riconosce lo sforzo di rendere conto della complessità, l’intento di restituire l’idea di una verità che non è monolitica, ma articolata. La tesi centrale è quella dell’impossibilità che una qualsiasi determinatezza possa bastare a se stessa. Ogni determinatezza, incluso l’infinito «cattivo» dell’intelletto, è un «finito» e come tale deve rinunciare alla sua pretesa di essere assoluta, identica a se stessa, ma va riconosciuta o deve riconoscersi come profondamente inserita in un sistema di relazioni, senza le quali non sarebbe ciò che è. Si può parlare di assoluto, di libertà, di senso, solo a partire da questa consapevolezza. Le filosofie della riflessione, che mettono al loro centro il Sollen nella sua doppia veste morale e metafisica, per Hegel non riescono ad andare oltre il puro «anelito» verso l’assoluto, proprio in quanto incapaci di pensarlo come totalità concreta che vive nelle differenze e lo mantengono invece come identità «pura», separata dalla differenza e con questo astratta e a sua volta – appunto – finita.

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Ventura, Lorella. "CRITICA AL DOVER ESSERE E RUOLO DELLA DETERMINATEZZA. Un percorso nella Scienza della logica di Hegel". Pólemos I. 1. (2006): 187-197 https://www.rivistapolemos.it/critica-al-dover-essere-e-ruolo-della-determinatezza-un-percorso-nella-scienza-della-logica-di-hegel/?lang=it
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Ventura, Lorella. 2006. "CRITICA AL DOVER ESSERE E RUOLO DELLA DETERMINATEZZA. Un percorso nella Scienza della logica di Hegel". Pólemos I (1). Donzelli Editore: 187-197. https://www.rivistapolemos.it/critica-al-dover-essere-e-ruolo-della-determinatezza-un-percorso-nella-scienza-della-logica-di-hegel/?lang=it
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