LA TUILE

1/2016, [:it]gennaio[:en]January[:] ISBN: 9788899871031pp. 211 - 229 DOI: 10.19280/P2016-0010

Abstract

*Introduzione di Fiorinda Li Vigni

Presentiamo qui un testo inedito di Jacques D’Hondt – La tuile – dedicato a una riflessione sul concetto di hasard. Muovendo da una citazione di A. A. Cournot, l’autore dà vita a una brillante e coinvolgente decostruzione della mitologia del caso per antonomasia, la caduta della tegola che uccide il passante fortuitamente capitato nel luogo sbagliato al momento sbagliato.

Si tratta di un tema apparentemente lontano dagli interessi che hanno caratterizzato l’opera di Jacques D’Hondt. Egli ci è noto in primo luogo per la riabilitazione di Hegel: grazie a un’inchiesta minuziosa e originale lo studioso ha smantellato l’immagine dell’apologeta dello Stato prussiano, del pensatore della Restaurazione, del filosofo della religione, ha mostrato i legami profondi e durevoli del filosofo con la Rivoluzione francese, il suo impegno, nella misura del possibile, per il progetto di modernizzazione sociale e politica del suo paese. La stessa valorizzazione delle lezioni berlinesi, insieme alle scoperte dello Hegel segreto, hanno fatto di Jacques D’Hondt un pioniere della ricerca hegeliana (basti pensare alla pubblicazione delle lezioni di filosofia del diritto a cura di K.H. Ilting, che hanno in larga misura confermato l’esistenza di uno Hegel ‘esoterico’, sottolineato il ruolo della censura e confermato l’atteggiamento ‘progressista’ del filosofo). In secondo luogo per la riabilitazione di Marx, al quale si trattava, secondo Jacques D’Hondt, di restituire uno statuto filosofico a tutto tondo. Un vero e proprio «ritorno a Marx», che aveva lo scopo di favorirne una valutazione più avvertita e filologicamente consapevole, e che mirava al tempo stesso – in polemica con larga parte della filosofia del suo tempo – a liberarsi della convinzione dell’esistenza di una frattura assoluta fra la dialettica hegeliana e il metodo marxiano1. Le sue ricerche andavano piuttosto nella direzione di valorizzarne il materialismo a partire dalla categoria di relazione e di sottolinearne quel carattere umanistico, che ci permetterebbe di accogliere la sua eredità più preziosa, vale a dire la riflessione sul paradosso della condizione umana e sul carattere tragico della storia.

Eppure i lettori di Jacques D’Hondt riconosceranno nell’ironica ed elegante considerazione del caso la denuncia da un punto di vista dialettico, attento alla nozione di totalità, di un pensiero astratto che, isolando il dato dall’infinita molteplicità dei nessi che lo producono, finisce per dar vita a una illusione prospettica, unilaterale e incongrua: «De fait, avec la tuile, c’est tout un monde qui tombe éventuellement sur la tête du passant». È in nome di questo intero «mondo», o meglio, dell’incrociarsi dei mondi della tegola e del passante, che l’idea di hasard perde progressivamente i caratteri che la frettolosa superficialità del senso comune e l’assertività astratta di tanta scienza le attribuisce, per manifestarsi come la faglia attraverso la quale la considerazione del filosofo intravede l’infinita complessità del concreto.

Jacques D’Hondt, nato a Tours nel 1920, si è spento a Parigi nel 2012. Il suo interesse per la filosofia nacque dalla passione politica. Era appena quattordicenne quando, nel 1934, aderì alla Gioventù comunista, nell’entusiasmo patriottico e sociale del Fronte Popolare2. Tout se passe donc comme si, tout en restant moi-même, j’étais en moi-même devenu étranger à moi-même. Selon le schéma d’une aventure caractéristique que j’avais autrefois si souvent décrite et analysée ironiquement chez les autres» (J. D’Hondt, Entretien avec Jacques D’Hondt, in J.-C. Bourdin et M. Vadée (ed.) La philosophie saisie par l’histoire, Mélanges en hommage à Jacques D’Hondt, Paris 1999, pp. 13-44 : 13-14). Vedi inoltre J. D’Hondt, La libre nécessité, in A. Mercier et M. Svilar (ed.) Philosophes critiques d’eux-mêmes, Bern 1984, pp. 7-31 ; Jacques D’Hondt, l’eveilleur de pensée (Interview by E. Daviet), “L’actualité Poitou-Charente, (1999) n. 46, pp. 15-17 ; J. D’Hondt, Un enseignement de philosophie sous l’occupation allemande (1941-1943), “Revue philosophique de la France et de l’étranger”, vol. 127 (2002), n. 3, pp. 261-292.]. Iniziò in questo modo il lungo cammino che lo avrebbe portato allo studio di Marx, prima, quindi di Hegel, in un clima accademico che escludeva entrambi in maniera quasi totale. Iniziò la sua carriera di insegnante di liceo nel 1941, con un’interruzione dovuta alla guerra. Nel periodo dell’occupazione tedesca della Francia la sua famiglia fu perseguitata, i suoi membri uccisi o imprigionati e lo stesso D’Hondt costretto, in Germania, al lavoro obbligatorio. Superata l’Aggrégation nel 1949, entrò all’Università di Poitiers nel 1964, per ottenere infine nel 1969 la cattedra di professore di filosofia. Vi rimase fino alla pensione, nel 1987.
A Poitiers fondò, nel 1970, il “Centre de Recherche et de Documentation sur Hegel et Marx”, secondo un progetto concepito insieme a George Canguilhem e a Jean Hyppolite, che morì però nel 1968, prima della sua realizzazione. Ne conservò la direzione fino al 1975. Jacques D’Hondt è stato inoltre Presidente della “Société Française de Philosophie” dal 1982 al 1991, Presidente dell’“Association des Sociétés de philosophie de langue française” dal 1988 al 1996, membro del consiglio direttivo della “Hegel-Vereinigung” (fino al 1999), corrispondente dell’ “Accademia delle scienze” di Lipsia.

Le opere di Jacques D’Hondt hanno avuto nel tempo una diffusione molto vasta. Le traduzioni dei suoi scritti in spagnolo, portoghese, tedesco, inglese, italiano, ma anche in arabo, giapponese, cinese, hanno dato al suo pensiero una risonanza internazionale. Ci limitiamo qui a ricordare i testi e le raccolte più rilevanti dei suoi scritti, secondo la loro prima edizione:

Hegel, Philosophe de l’histoire vivante, P.U.F., Collection “Epiméthée”, Paris 1966.
Hegel, sa vie, son oeuvre, sa philosophie, P.U.F., Collection “Sup-Philosophie”, Paris 1967.
Hegel secret. Recherches sur les sources cachées de la pensée de Hegel, P.U..F., Collection “Epiméthée”, Paris, 1968.
Hegel en son temps (Berlin, 1818-1831), Editions Sociales, Collection “Problèmes”, Paris, 1968.
De Hegel à Marx (Raccolta di articoli), P.U.F., Bibliothèque de Philosophie Contemporaine, Paris 1972.
L’idéologie de la rupture (Raccolta di articoli), P.U.F., “Philosophie d’Aujourd’hui”, Paris, 1978.
Hegel et l’hégélianisme P.U.F., Collection “Que sais-je?”, Paris 1982.
Jacques D’Hondt (Raccolta di articoli). Numero speciale della rivista “Bulletin de la Société Américaine de Philosophie de Langue Française”, vol. IX, n. 2, 1997.
Hegel et les Français (Raccolta di articoli), Georg Holms Verlag, Hildesheim 1998.
Hegel. Biographie Calmann-Lévy, Collection “Les vies des philosophes”, Paris 1998.
Diderot. Raison, Philosophie et Dialectique. Suivi du Neveau de Rameau. Texte établi et présenté par E. Puisais et P. Quintili, L’Harmattan, Paris 2012.

Per una considerazione complessiva dell’opera di Jacques D’Hondt si rimanda, oltre che agli articoli contenuti nell’Hommage della Revue de Méthaphysique et de Morale (2015, n. 4, pp. 497-538, con contributi di D. Schulthess, A. Baudart, O. Bloch, B. Bourgeois, N. Tertullian, M.-J. Königson-Montain), a C. Bourdin et M. Vadée (a cura di), La philosophie saisie par l’histoire, Mélanges en hommage à Jacques D’Hondt, Kimé, Paris 1999 e a F. Li Vigni, Hegel e il percorso della ragione hegeliana, La Città del Sole, Napoli 2001 (trad. francese, L’Harmattan, Paris 2005) e Id. Jacques D’Hondt, in “Historia philosophica. An International Journal”, 7, 2009, pp. 111-131.
La tuile è il titolo di uno dei manoscritti che mi furono affidati da Jacques D’Hondt nel 2005, in vista di una loro pubblicazione. Un progetto che non andò a buon fine, anche per le sopravvenute difficoltà di salute dello studioso. Il testo che qui si presenta è stato ricavato dalla copia manoscritta dell’autore, che ebbe modo di revisionarlo e approvarlo nella stesura attuale.

  1.  Sulla critica al principio epistemologico della discontinuità radicale – quella che D’Hondt definisce ideologia della rottura – e sulla polemica nei confronti della disantropologizzazione del pensiero di Marx cfr. N. Tertullian, Jacques D’Hondt interprète de Marx, in “Revue de Méthaphysique et de morale”, n. 4, 2015, pp. 221-213.
  2. Una militanza che si concluse solo nel 1968, con l’uscita dal partito. D’Hondt riconsiderava retrospettivamente la vicenda in questi termini : «De fait, tout ce à quoi j’ai cru si profondément pendant de longues années s’est écroulé ou disqualifié soudain, et je suis resté désemparé, incapable d’intégrer les débris à une nouvelle continuité cohérente. D’un autre côté, certaines convictions maintenaient leur emprise et de vieilles impulsions exerçaient leurs élancements nostalgiques. Aussi mon esprit, si je consens à user des formules consacrées, se sentait-il déchiré […
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D'Hondt, Jacques. 2016. "LA TUILE". Pólemos IX (1). Donzelli Editore: 211-229. https://www.rivistapolemos.it/la-tuile/?lang=en
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